Possono presentare una densità maggiore a quella del metallo o inferiore a quella del vapore. Essere più piccoli di Mercurio o più grandi di Giove. La loro superficie è illuminata da uno, due e anche quattro soli contemporaneamente. Gli scienziati danno loro la caccia dal 1995, quando un primo e lontano pianeta venne scoperto orbitare attorno a una stella simile al Sole. Oggi ne conosciamo quasi duemila. Metà dei quali confermati negli ultimi due anni.
La caccia a sistemi di esopianeti che possano essere considerati gemelli della nostra Terra, e quindi abitati, abitabili, vivi, si fa sempre più serrata.
Appena quattro mesi fa la NASA ha portato a casa un risultato importantissimo con la scoperta di Kepler 452b, un esopianeta di diametro inferiore al doppio di quello terrestre, e che si trova nell’orbita di una stella straordinariamente simile al Sole. E a una distanza pressoché identica. Si trova insomma in quella zona che gli astronomi possono definire: abitabile.
Kepler 452b non è l’unico candidato a Terra 2.0. Sono almeno una decina le simil-Terre in orbita attorno a stelle lontane. Con diametro compreso fra il doppio e la metà di quello terrestre.
Kepler 452b è senza dubbio il più interessante, poiché orbita attorno a una stella che rispetto al nostro Sole è solo del 4 per cento più massiccia e del 10 percento più luminosa. Cosa che compensa lo scarto del 5% nella distanza che separa stella e pianeta.
È lecito chiedersi: un altro mondo è possibile?
Per avere conferme o smentite su questa e altre ipotetiche simil-Terre bisognerà attendere la partenza delle missioni dell’ESA CHEOPS e PLATO, previste rispettivamente nel 2017 e nel 2024.
Nel giro di una quindicina d’anni potremmo avere un catalogo abbastanza completo dei pianeti in orbita attorno alle stelle più vicine, e dati su composizione chimica, struttura, dimensioni, atmosfere osservabili. Informazioni preziose per capire dove puntare l’obiettivo dei telescopi del futuro.
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Nov 24 2015
A caccia di una Terra 2.0 – INAF TV
Il Sildenafil, il tadalafil e il Cialis devono essere usati con cautela in caso di malattie cardiovascolari