Il 22 dicembre un piccolo asteroide di circa sette metri di diametro è caduto nella provincia cinese di Qinghai. La collaborazione Prisma, coordinata dall’Inaf, usando i dati satellitari resi pubblici dal Cneos della Nasa ha tracciato un primo identikit dell’evento. Ecco da dove proveniva il corpo celeste che ha colpito il nostro pianeta e dove si potrebbero trovare eventuali meteoriti prodotte dall’evento
Il 2020 si chiude letteralmente con il botto: alle 23:23:33 Utc del 22 dicembre 2020 i satelliti militari di sorveglianza Usa hanno rilevato un’esplosione in atmosfera alle coordinate 31,9° latitudine N e 96,2° longitudine E. La zona si trova in una sperduta regione montuosa della Cina centro-meridionale, nella provincia di Qinghai, in prossimità del villaggio di Wayi Xingrong (circa 3800 m s.l.m.). L’esplosione è stata la fase conclusiva di un bolide molto brillante che ha attraversato il cielo della regione illuminando a giorno il paesaggio sottostante. Alcuni video che riprendono il bolide sono visibili su YouTube.
Secondo i dati satellitari diffusi dal Cneos della Nasa, il bolide è caduto verso il suolo alla velocità di 13,6 km/s, esplodendo a circa 35,5 km dal suolo. Complessivamente il bolide ha rilasciando in atmosfera un’energia totale di 9,5 kt. Per confronto, l’energia emessa durante l’esplosione atomica di Hiroshima è stata stimata in circa 16 kt, quindi questo bolide è circa equivalente al 60 per cento di Hiroshima.
Equiparando l’energia totale emessa nell’esplosione all’energia cinetica posseduta dal meteoroide, quest’ultimo doveva avere una massa di 430mila kg. Supponendo una densità media di 2,5 g/cm3, tipica di un asteroide roccioso, si trova un diametro di circa 7 metri. Si è trattato quindi di un piccolo asteroide, sconosciuto fino al momento della caduta, con dimensioni quasi paragonabile a quello di circa 10 metri caduto nel mare di Bering il 18 dicembre 2018.
Elaborando i dati della velocità fornito dai satelliti militari Usa, la rete Prisma ha determinato che il bolide è arrivato dall’azimut 351,8°, su una traiettoria inclinata di soli 4,9° sulla superficie terrestre. In poche parole il bolide si è mosso su una traiettoria percorsa quasi esattamente da nord verso sud, radente la superficie terrestre. Questa bassa inclinazione ha fatto persistere il bolide per diversi secondi in cielo e ha allungato notevolmente lo strewn field, ossia la regione al suolo in cui andare alla ricerca di eventuali meteoriti.
Nell’esplosione di un piccolo asteroide in atmosfera i frammenti tendono a mantenere la traiettoria originaria (specie quelli di maggiori dimensioni), ma la caduta verso il suolo è influenzata pesantemente dai venti atmosferici. Tenendo conto dell’intensità e della direzione di provenienza del vento, le eventuali meteoriti di qualche cm di diametro si trovano in una regione attorno a +31,3° N 96,3° E, mentre quelle di circa mezzo metro si troverebbero a +30,3° N 96,5° E. Fra questi due punti ci sono più di 100 km: una regione molto vasta da esplorare e per giunta piuttosto impervia visto che vi si trovano montagne alte diverse migliaia di metri.
Il radiante apparente del bolide – ovvero la direzione da cui è stato visto arrivare – cade nella costellazione di Cassiopea. Tuttavia questa non è la vera direzione di arrivo dallo spazio profondo perché la gravità terrestre ne ha “piegato” la traiettoria. La direzione di provenienza originaria – ossia quello che gli astronomi chiamano il radiante vero – cade vicino alla stella Alfa della costellazione di Andromeda. Ed è proprio in questa costellazione che i telescopi al suolo avrebbero potuto scoprire l’asteroide nella fase di avvicinamento alla Terra, come avvenne per 2008 TC3.
Considerate le grandi dimensioni, la velocità di 13,6 km/s misurata dai satelliti coincide con buona approssimazione con quella che l’asteroide aveva fuori atmosfera e si può utilizzare direttamente per il calcolo dell’orbita eliocentrica, ossia l’orbita originaria descritta attorno al Sole. La velocità geocentrica risulta bassa, solo 7,8 km/s, e l’orbita eliocentrica nominale risulta di tipo asteroidale: il corpo caduto sulla terra proveniva dalla Main Belt, ossia la fascia principale degli asteroidi, che si trova nella regione di spazio compresa fra le orbite di Marte e Giove.
In sostanza, si è trattato di un piccolo asteroide near-Earth che, date le modeste dimensioni, si è disintegrato in atmosfera senza conseguenze. Molto probabilmente al suolo sono arrivati diversi frammenti che aspettano solo di essere raccolti e analizzati in laboratorio, il problema sarà esplorare la zona, che è piuttosto impervia.
Andare a caccia delle possibili meteoriti al suolo è una scorciatoia economica per esaminare i frammenti degli asteroidi senza dover organizzare missioni nello spazio, come quella della sonda giapponese Hayabusa 2 che, a inizio mese, ha riportato sulla Terra i campioni prelevati dalla superficie dell’asteroide Ryugu.
Guarda su YouTube alcuni video della caduta:
Vedi l’Articolo originale su MEDIA INAF.