Chi non muore si rivede, Voyager

Un recente aggiornamento all’unica antenna del Deep Space Network in grado di “dialogare” con Voyager 2 è andato a buon fine, dopo mesi senza contatti con la sonda Nasa per completare i lavori di manutenzione. L’antenna di Canberra tornerà pienamente operativa nel febbraio 2021

Il Canberra Deep Space Communication Complex, Australia, è l’unica stazione australe del Deep Space Network. Crediti: Robert Kerton, Csiro

Le Voyager, le sonde gemelle Nasa lanciate nell’ormai lontano 1977, detengono il doppio record di manufatti spaziali più antichi e più lontani attualmente in attività. D’altra parte, questi record sono lame a doppio taglio, perché comunicare con oggetti così lontani, situati a miliardi di chilometri dalla Terra, è terribilmente difficile.

Il Deep Space Network è l’insieme di antenne radio con cui la Nasa comunica con le sue sonde: ci sono tre stazioni, una negli Stati Uniti a Goldstone, una a Madrid e una a Canberra, in Australia, che permettono di comunicare con qualunque sonda si trovi nello spazio profondo, al di là dell’orbita lunare. Le tre stazioni, dotate ognuna di tre antenne da 34 metri di diametro e di una più grande da 70 metri, sono situate sul globo terrestre in modo tale da evitare zone d’ombra: ogni punto dello spazio può, in linea di principio, essere puntato da un’antenna del Deep Space Network.

Nel 1989 la Voyager 2 fece è un sorvolo del polo nord di Nettuno per dare un’occhiata al suo satellite Tritone. Questa traiettoria, che è poi rimasta invariata fino a oggi, ha portato la sonda ad allontanarsi al di sotto del piano su cui orbitano i pianeti. Oggi, la Voyager 2 si trova così a sud rispetto a tale piano, che nessuna delle antenne dell’emisfero boreale è in grado di vederla.

La Deep Space Station 43 (Dss43), così si chiama l’antenna da 70 metri di Canberra, è l’unica in linea di vista e abbastanza potente da poter dialogare con la Voyager 2. La Dss43 è anche piuttosto antica, il trasmettitore con cui comunica con la sonda risale a ben 47 anni fa, quando l’antenna fu costruita.

Per questa ragione, al Deep Space Network hanno pensato fosse il momento di aggiornare l’elettronica dell’antenna, rendendola più al passo con i tempi. Da marzo scorso, quindi, la Dss43 è andata offline per eseguire l’aggiornamento e i necessari test per verificarne il funzionamento, una fase che dovrebbe terminare a febbraio 2021.

Nettuno e Tritone tre giorni dopo il flyby della Voyager 2. Crediti: Nasa

Per testare le capacità del nuovo trasmettitore, il 29 ottobre scorso gli operatori della Voyager 2 hanno inviato una serie di comandi alla sonda per la prima volta da marzo. La sonda, che nel frattempo aveva continuato a viaggiare in autonomia e inviare segnali sul suo stato di salute ricevuti con le antenne più piccole di Canberra, ha poi inviato un segnale di ritorno, per far capire che aveva ricevuto il messaggio della Dss43.

«Ciò che rende questo compito unico è che stiamo lavorando a tutti i livelli dell’antenna, dal sostegno al terreno fino ai dispositivi al centro del disco», dice Brad Arnold, il project manager del Dsn al Jet Propulsion Laboratory californiano. «Questo test di comunicazione con la Voyager 2 ci ha detto chiaramente che siamo sulla strada giusta.»

L’aggiornamento del Deep Space Network è importante anche in vista delle missioni Artemis e Perseverance, che potranno giovare di un’antenna più moderna e potente per le comunicazioni con la Terra.

Per saperne di più:

Correzione del 7/11/2020: la luna che si vede insieme a Nettuno è Tritone, non Titano – come erroneamente indicato in una versione precedente della didascalia.

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