Crew Dragon è in volo, SpaceX entra nella storia | MEDIA INAF

Al secondo tentativo, alle 21:22 ora italiana di oggi, sabato 30 maggio, il razzo Falcon 9 con la capsula Crew Dragon di SpaceX hanno spiccato il volo dalla storica rampa di lancio 39A di Cape Canaveral. A bordo Robert Behnken e Douglas Hurley, i due astronauti americani che dopo circa 24 ore dal lancio raggiungeranno l’orbita bassa terrestre, dove inizieranno la loro missione Expedition 63 a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss).

La missione Nasa Demo-2 rappresenta il test finale della compagnia privata di Elon Musk che apre ufficialmente l’era delle missioni spaziali con equipaggio affidate a compagnie private.  

È proprio SpaceX infatti a tagliare il nastro del traguardo con la missione Demo-2 battendo al fotofinish Boeing – la seconda compagnia privata scelta dalla Nasa per portare i suoi astronauti nello spazio – che conferma per l’estate la sua prima missione con equipaggio della navicella Starliner. Entrambe le compagnie si sono aggiudicate un contratto di sei voli ciascuno per il trasporto degli astronauti americani in orbita bassa nell’ambito del programma Commercial Crew Development.

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L’apertura alla progettazione di capsule americane di nuova generazione è nata dall’esigenza degli Stati Uniti di non dipendere più solo dai veicoli spaziali russi Soyuz. Finora per mandare gli astronauti in orbita, l’agenzia spaziale americana si è appoggiata – Space Shuttle a parte – alle datate ma efficienti capsule russe, lanciate dal cosmodromo di Bajkonur. La Nasa dal 2006 a oggi ha acquistato circa 70 posti sulle Soyuz per i propri astronauti, e da allora il prezzo dei voli è costantemente aumentato. Dai rapporti dell’Oig della Nasa, è possibile notare come il prezzo per ogni posto sia passato dai circa 30 milioni di dollari del 2006 agli oltre 90 nel 2020. Il prezzo per singolo posto sulla capsula di SpaceX si assesta invece in tra i 60 e 67 milioni dollari – un netto risparmio rispetto alla Soyuz – mentre il volo sulla Starliner si attesta a un prezzo decisamente superiore: oltre 90 milioni per ogni astronauta. La capsula di SpaceX si configura quindi come la meno costosa della storia dell’esplorazione spaziale americana.

Un confronto con la storica Soyuz risulta in ogni caso poco significativo: la tecnologia sviluppata negli anni ‘60 per i veicoli Soyuz era destinata all’esplorazione lunare e non per il solo accesso all’orbita bassa terrestre come nel caso della Dragon, e ogni singola innovazione tecnologica sviluppata per il programma Apollo era progettata e costruita per la prima volta. 

E adesso è SpaceX a firmare una svolta epocale nella storia dell’esplorazione spaziale.

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