Entanglement, la sostanza di cui è fatto lo spaziotempo – INAF TV

E se la risposta alla “domanda fondamentale sulla vita, sull’universo e tutto quanto” non fosse “42”, come calcolò in sette milioni e mezzo di anni il computer protagonista della “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams, bensì “entanglement”?

È da decenni che fisici di tutto il pianeta sono alla ricerca della teoria con la ‘T’ maiuscola, quella in grado di far convivere meccanica quantistica e gravità – o meccanica quantistica e relatività generale, dove la gravità viene a coincidere con la geometria dello spaziotempo.
Ebbene, il trait-d’union fra le due potrebbe essere proprio l’entanglement. A sostenerlo, ricorda questa settimana un approfondimento a firma di Ron Cowen apparso sull’ultimo numero di Nature, a sostenere quest’inedito ruolo dell’entanglement, dicevamo, è il fisico della British Columbia University Mark Van Raamsdonk.

Benché alieno alla nostra concezione della natura al punto da venir ripudiato dallo stesso Einstein, il fenomeno dell’entanglement fa capolino con regolarità infallibile non solo dalle equazioni della meccanica quantistica ma anche – senza mai perdere un colpo – dagli innumerevoli esperimenti che si sono susseguiti negli ultimi decenni nei laboratori di mezzo mondo. Insomma, sull’esistenza d’un legame ineffabile quanto profondo fra coppie di particelle tale da mettere in imbarazzo qualunque ragionevole assunto su causalità e località, velocità della luce in testa, sulla realtà di questa liaison dangereuse non c’è più alcun dubbio.

Nella visione di Van Raamsdonk, però, visione che poggia su entità matematiche come il cosiddetto “spazio anti-de Sitter” e sulla congettura di Juan Maldacena e Leonard Susskind, l’entanglement non si limiterebbe ad essere una bizzarra proprietà della meccanica quantistica. Sarebbe nientemeno che ciò di cui è fatta la geometria dell’universo. Detto altrimenti, se già Maldacena e Susskind avevano proposto una sorta d’equivalenza fra i concetti d’entanglement e wormhole – il tunnel che collega i pozzi gravitazionali scavati nella trama dello spaziotempo in corrispondenza dei buchi neri – ebbene, le equazioni di Van Raamsdonk spostano le conseguenze di quell’equivalenza un passo più in là, facendo intravedere una corrispondenza fra entanglement e la stessa geometria dell’universo: in altre parole, nella trama dello spaziotempo, il materiale della trama sarebbe proprio l’entanglement, quella inquietante azione a distanza che tanto sconcertava Einstein.

Servizio di Marco Malaspina

Per saperne di più: leggi su Nature l’approfondimento di Ron Cowen “The quantum source of space-time” (http://goo.gl/x0HqA2)

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