BepiColombo al completo. La configurazione di volo con le tre sonde: MTM, MPO e MMO. Crediti: ESA–B.Guillaume

Da Siena a Mercurio il viaggio è davvero lungo, ma è quello che – dal suo ufficio – farà Valentina Galluzzi, geologa planetaria del’Inaf-Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma. La giovane scienziata fa parte del folto gruppo di ricercatori italiani che partecipano alla missione BepiColomboin partenza per Mercurio il prossimo 20 ottobre alle 3:45 ora italiana.

La missione prevede il lancio di due sonde destinate a entrare nell’orbita del pianeta: la prima è dell’Agenzia spaziale europea e si chiama Mercury Planetary Orbiter (Mpo), la seconda è la giapponese Mercury Magnetospheric Orbiter (Mmo). Viaggeranno in coppia, collegate dal modulo europeo Mercury Transfer Module (Mtm), per studiare l’origine e l’evoluzione di Mercurio e il suo campo magnetico. Insomma svelare i segreti di uno dei pianeti meno esplorati del Sistema solare, nonché il più vicino al Sole. L’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Università “La Sapienza” di Roma e la Thales Alenia Space sono coinvolte nel progetto per l’Italia: 4 dei 16 strumenti sono italiani, a guida Inaf o con forte partecipazione Inaf, e si trovano tutti a bordo dell’orbiter europeo.

Proprio oggi, come vedete qui in basso, è stata rilasciata dall’Esa la foto che ritrae le tre sonde assemblate una sull’altra. Il modulo di trasferimento si trova nella parte inferiore, i suoi due pannelli solari lunghi 15 metri sono stati piegati per il lancio. Al centro si trova la sonda europea e in alto è stata montata la sonda giapponese. Lo scudo solare verrà aggiunto circa una settimana prima del lancio. Questo mastodontico insieme di sonde sarà agganciato sulla sommità del veicolo di lancio (Ariane 5) nell’ultima settimana prima della partenza.

Rappresentazione artistica della missione BepiColombo in orbita attorno a Mercurio. Crediti: ESA

Valentina Galluzzi, con alle spalle un dottorato all’Università Federico II di Napoli con una tesi in Geologia Planetaria e un premio dal Gruppo Italiano di Geologia Strutturale, si è specializzata in questi anni nello studio di Mercurio e sta supervisionando un progetto di cartografia geologica globale del pianeta, finalizzato alla selezione di target scientifici per la camera italiana Simbio-Sys a bordo di BepiColombo.

Ci ha rivelato che Mercurio è la sua passione sin da bambina, quindi questa missione è davvero il suo destino! Le abbiamo fatto qualche domanda per avere aggiornamenti di prima mano sulla missione, a meno di un mese dal lancio dalla base di Kourou, in Guyana Francese.

Dove si trovano adesso i moduli? A che punto è la missione?

«Le due sonde scientifiche di BepiColombo, l’orbiter planetario europeo Mpo e l’orbiter magnetosferico giapponese Mmo, insieme al loro modulo di trasferimento Mtm, cioè il mezzo di trasporto che le accompagnerà verso Mercurio, sono a Kourou in Guyana Francese nel sito di lancio. A fine agosto, sono stati montati uno sopra l’altro in configurazione di “partenza”: immaginate di vedere una torre di moduli alta circa 6 metri e pesante circa 3 tonnellate. Una volta inserito il propellente, le tonnellate saliranno a 4, ma si può dire che lasciata la Terra, saranno come piume nello spazio».

Valentina Galluzzi, geologa planetaria all’INAF IAPS di Roma. Lavora nel team dello strumento SIMBIO-SYS a bordo della missione ESA/JAXA BepiColombo. Crediti: Media Inaf

Quali le attività che impegnano il gruppo italiano adesso? 

«Tutti gli italiani coinvolti nella missione sono in fermento per il lancio. Gli ingegneri sono adesso impegnati a sviluppare i software per il controllo ed il monitoraggio da terra dei dati provenienti dalla sonda. Noi scienziati invece continuiamo a svolgere il nostro normale lavoro di routine sullo studio di Mercurio per trovare target di studio interessanti per il futuro, senza scordarci però di Venere, che per alcuni di noi sarà il primo obiettivo scientifico di missione grazie ai due flyby di BepiColombo».

Parliamo dello strumento Simbio-Sys. Qualche aggiornamento? Il suo ruolo specifico nella missione e per questo strumento?

«Sul lato scientifico, per Simbio-Sys, stiamo continuamente aggiornando la lista dei target sulla superficie di Mercurio di cui le sue tre le camere (alta risoluzione, stereo e iperspettrale) potranno fornirci i dati. Per la missione ed il mio strumento in particolare, sto coordinando l’attività di cartografia geologica globale di Mercurio. Stiamo usando i dati di Messenger per ottenere una carta geologica alla migliore scala possibile del pianeta. Grazie a questo lavoro, ogni cartografo impara a conoscere una o più regioni di Mercurio come le proprie tasche ed ad ottenere risposte scientifiche su vari aspetti del pianeta tra cui vulcanismo, tettonica, stratigrafia, interazione della superficie con esosfera e magnetosfera. Come è normale, da ogni studio nascono sempre nuove domande: noi cerchiamo di tradurre queste domande in target di missione».

News sugli altri 3 strumenti italiani?

«Gli altri tre strumenti italiani, Isa, More e Serena, sono tutti impegnati nello sviluppo di software per il monitoraggio dei dati, in quanto ci attende un’intensa attività di test per verificare il corretto funzionamento degli strumenti dopo il lancio. Oltre che per dei “check” di salute, il monitoraggio post-lancio è essenziale anche per motivi pratici. Per fare un esempio, un accelerometro tipo Isa, non può essere testato pienamente qui sulla Terra a causa della gravità. Le masse, per funzionare nominalmente, infatti, hanno bisogno della condizione di assenza di peso (caduta libera) possibile solo nello spazio».

Andrà a Kourou per il lancio?

«A Kourou andrà un folto gruppo di italiani appartenente a tutti e 4 i nostri strumenti. Io non andrò a causa di altri impegni irrinunciabili, ma sarò al centro di controllo di Esa/Esoc a Darmstadt in Germania!».

Impressioni ed emozioni a pochi giorni dal lancio di questa storica missione?

«Sono più di 6 anni che lavoro per BepiColombo, ho conosciuto la geologia planetaria grazie a Mercurio e ho preso il dottorato esattamente il giorno che Messenger, la sonda Nasa su cui ho basato la mia tesi, ha finito la missione schiantandosi sul pianeta. In più, confesso che quella per Mercurio è un’ossessione che mi segue sin da piccola, quando ero una fan di Sailor Mercury, un personaggio di un anime giapponese (“Sailor Moon”) molto famoso negli anni ’90. Inutile dire che da scienziata non credo nell’astrologia, ma Mercurio è decisamente il mio pianeta! Quindi, sono sensazioni indescrivibili quelle che si provano in questi momenti, dall’emozione, all’ansia. Non oso immaginare quei miei colleghi che ci lavorano da 15 anni. Questi momenti sono il coronamento di passioni e sacrifici di una vita».

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