La vita sotto Marte

Uno studio condotto dalla Rutgers University ha concluso che su Marte, tra 3.7 e 4.1 miliardi di anni fa, il calore geotermico potrebbe aver garantito le condizioni necessarie per lo scioglimento del ghiaccio nel sottosuolo, rendendo la regione a qualche chilometro al di sotto della sua superficie, abitabile. Tutti i dettagli su Science Advances

Una vista esasperata verticalmente e in falsi colori di un grande canale marziano, scolpito dall’acqua, chiamato Dao Vallis. Crediti: Esa/Dlr/Fu Berlin, Cc By-Sa 3.0 igo. 3D rendering e colori a cura di Lujendra Ojha

Uno studio condotto dalla Rutgers University ha concluso che su Marte la regione che in passato dev’essere stata più abitabile si trova a qualche chilometro sotto la sua superficie, probabilmente per via dello scioglimento superficiale delle spesse lastre di ghiaccio alimentato dal calore geotermico.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, potrebbe aiutare a risolvere quello che è noto come il paradosso del giovane Sole debole, che torna sempre fuori quando si studia il Pianeta rosso.

«Anche se, nelle simulazioni al computer, gas serra come anidride carbonica e vapore acqueo vengono immessi nell’atmosfera marziana primordiale, i modelli climatici fanno fatica a sostenere a lungo termine un Marte caldo e umido», riporta Lujendra Ojha della Rutgers University-New Brunswick, primo autore dello studio. «Io e i miei collaboratori proponiamo che il paradosso del giovane Sole debole possa essere riconciliato, almeno in parte, se Marte in passato avesse un calore geotermico elevato».

Il Sole è un enorme reattore a fusione nucleare che genera energia fondendo l’idrogeno in elio. Nel corso del tempo, ha gradualmente illuminato e riscaldato la superficie dei pianeti del Sistema solare. Circa 4 miliardi di anni fa era molto più debole (il 30 per cento più debole), e quindi il clima del Marte primordiale avrebbe dovuto essere gelido. Tuttavia, la superficie di Marte ha molti indicatori geologici – come gli antichi letti dei fiumi – oltre a indicatori chimici – come i minerali legati all’acqua – che suggeriscono che il Pianeta rosso avesse abbondante acqua liquida nel periodo che va da circa 4.1 a 3.7 miliardi di anni fa (definito era Noachiana). Questa apparente contraddizione tra la documentazione geologica e i modelli climatici è ciò che viene chiamato paradosso del giovane Sole debole.

Su pianeti rocciosi come Marte, Terra, Venere e Mercurio, l’uranio, il torio e il potassio generano calore tramite il decadimento radioattivo. In uno scenario del genere, l’acqua liquida può essere generata per fusione di spesse lastre di ghiaccio sotterranee, anche se il Sole era più debole di adesso. Sulla Terra, ad esempio, il calore geotermico forma laghi subglaciali nelle aree della calotta glaciale dell’Antartico occidentale, della Groenlandia e dell’Artico canadese. È probabile che uno scioglimento simile possa aiutare a spiegare la presenza di acqua liquida su un Marte freddo e gelido, circa 4 miliardi di anni fa.

Gli scienziati hanno esaminato vari set di dati su Marte per vedere se, nell’era noachiana, il riscaldamento tramite il calore geotermico sarebbe stato possibile, dimostrando che le condizioni necessarie per lo scioglimento del ghiaccio nel sottosuolo sarebbero state presenti ovunque. Inoltre, anche se 4 miliardi di anni fa Marte avesse avuto un clima caldo e umido, con la perdita del campo magnetico, l’assottigliamento dell’atmosfera e il conseguente calo delle temperature globali nel tempo, l’acqua liquida potrebbe essere stata stabile solo a grandi profondità. Pertanto la vita, se mai su Marte avesse avuto origine, potrebbe aver seguito l’acqua liquida, a profondità progressivamente maggiori. «A tali profondità, la vita avrebbe potuto essere sostenuta dall’attività idrotermale (riscaldamento) e dalle reazioni acqua-roccia», conclude Ojha. «Quindi, su Marte il sottosuolo potrebbe rappresentare l’ambiente abitabile più longevo».

Per saperne di più:

Leggi l’articolo originale su MEDIA INAF.

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