Grafico della variazione dell’apogeo (in azzurro) e del perigeo (in arancione) dall’inizio della missione. Dal 26 al 30 luglio l’orbita all’apogeo di LightSail 2 si è alzata di circa 2 km, tutto grazie alla sola luce solare. Crediti: The Planetary Society

LightSail 2 sta battendo un record dopo l’altro. Dopo essere stata la prima navicella spaziale interamente finanziata da progetti di crow funding, dopo essere stata la seconda vela a volare nello spazio (la prima era stata la giapponese Ikaros nel 2010), ora è il turno del sistema di propulsione. Il 30 luglio scorso la piccola LightSail 2 ha dimostrato di poter navigare nello spazio sfruttando la sola luce del Sole come carburante.

Il primato è stato battuto dopo che la vela ha raggiunto l’apogeo, ossia il punto dell’orbita più distante rispetto alla Terra, ben 727.42 chilometri. Il perigeo, ovvero il punto più basso dell’orbita, è diminuito di conseguenza, di circa due chilometri. Il controllo missione ha quindi confermato che questa variazione nel moto di LightSail 2 è unicamente dovuta alla propulsione solare.

«Siamo elettrizzati nell’annunciare il successo della missione per LightSail 2», commenta Bruce Betts, responsabile scientifico della Planetary Society. «Il nostro obiettivo era di dimostrare la navigazione solare controllata in un CubeSat cambiando l’orbita avvalendosi della sola pressione della luce solare, qualcosa che non si era mai visto prima».

L’idea di sfruttare la luce del Sole come motore arriva in origine da Keplero, il quale nel 1607 notò che le code delle comete dovevano essere create dall’energia sprigionata dalla nostra stella. Oggi, 400 anni più tardi, la navigazione solare è realtà.

Fotografia scattata dalla Camera 1 di LightSail 2 durante le fasi finali del dispiegamento della vela solare. Crediti: The Planetary Society

Dopo il raggiungimento di questo importante traguardo, nei prossimi mesi gli scienziati della missione continueranno a far aumentare l’apogeo dell’orbita, finché il perigeo raggiungerà il punto in cui la resistenza atmosferica supera la spinta della vela solare. A questo punto, il piccolo satellite inizierà un’orbita sempre più vicina all’atmosfera nella quale rientrerà nel giro di un anno.

Durante i prossimi due mesi verranno fatti anche alcuni perfezionamenti che riguarderanno soprattutto il sistema di rotazione di LightSail 2 che, inclinandosi da una parte o dall’altra rispetto al Sole, permette di attivare o disattivare la spinta solare. Oggi infatti il meccanismo di rotazione si blocca due volte al giorno e la procedura di ripristino impedisce temporaneamente la corretta orientazione per la navigazione.

«Andando avanti, continueremo a lavorare in modo da aggiustare le prestazioni della vela e per vedere quanto possiamo aumentare l’apogeo con il passare del tempo», riferisce Dave Spencer, capo progetto di LightSail 2.

Sequenza di dispiegamento della vela solare ripresa dalla Camera 2 il 23 luglio scorso. Crediti: The Planetary Society

Il progetto LightSail è iniziato nel 2009 sotto la guida della Planetary Society, associazione non profit statunitense fondata nel 1980 da Carl Sagan, Louis Friedman e Bruce Murray. Il progetto è stato finanziato da circa 50mila cittadini di cento nazioni diverse, così come da fondazioni e partner aziendali, per un costo totale di 7 milioni di dollari raccolti dal 2009 a marzo 2019.

I dati del programma LightSail 2 sono condivisi con altre organizzazioni, in modo che la tecnologia per la navigazione solare possa essere impiegata anche in future missioni spaziali. Una fra le organizzazioni che beneficeranno delle innovazioni introdotte da LightSail 2 è la Nasa: nel prossimo anno, infatti, verrà lanciato Nea Scout, un CubeSat a propulsione solare che andrà a visitare probabilmente 1991VG, un asteroide che orbita nelle vicinanze della Terra.


Per saperne di più:

Guarda il video del dispiegamento della vela avvenuto lo scorso 24 luglio: