Immagine del disco di polveri attorno alla stella GSC 07396-00759, che si presenta di taglio rispetto alla nostra linea di vista. Il disco grigio maschera la luce della stella al centro del disco stesso. Crediti: ESO/Sissa et al.

Un gruppo di ricercatori guidato da Elena Sissa, dell’Inaf di Padova, ha individuato un disco composto molto probabilmente da gas e polveri attorno a una stella nana rossa. Questo corpo celeste, denominato Gsc 07396-00759, è parte di un sistema di tre stelle tra loro legate gravitazionalmente. Le altre due stelle che compongono il trio sono già note per possedere un altro disco che le circonda entrambe, costituito perlopiù da gas. La scoperta del disco attorno a Gsc 07396-00759 è stata ottenuta dallo strumento Sphere (Spectro-polarimetric high-contrast exoplanet research) installato al telescopio Ut3 del Very Large Telescope dell’Eso, in Cile, ed è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics.

La struttura attorno a Gsc 07396-00759 finora era sfuggita alle osservazioni precedenti nell’infrarosso, condotte con il telescopio spaziale Wise, probabilmente perché la sua stella ha una temperature superficiale piuttosto bassa, dell’ordine dei 3600 gradi kelvin. Il fatto che rende davvero peculiare la scoperta è che questo disco è situato attorno a una stella a sua volta legata gravitazionalmente a V4046 Sgr, una stella binaria che ospita un disco ricco di gas. Questo sistema risulta così essere composto da una binaria stretta con disco circumbinario ricco di gas e una stella fredda con disco di detriti: il perfetto laboratorio per studiare l’evoluzione dei dischi.

Elena Sissa

«Tutte le prove raccolte, ci dicono che questo disco è formato da detriti», commenta Sissa. «Al contrario, il disco attorno al sistema binario vicino V4046 Sgr è ricco di gas, cioè quest’ultimo si trova in una fase evolutiva antecedente a quella del disco di GSC 7396-0759 sebbene i due sistemi siano nati assieme. Questa coppia appare quindi come un importante laboratorio per lo studio dell’evoluzione dei dischi circumstellari, che ci aspettiamo possa essere diversa per stelle singole e per stelle binarie strette».

La scoperta è stata possibile grazie a Shine (Sphere infrared survey for exoplanets), il programma dedicato all’osservazione di stelle potenzialmente in grado di ospitare uno o più pianeti e che comprende astronomi di istituti di Francia, Italia, Germania, Svizzera e Paesi Bassi. Le osservazioni sono effettuate da Sphere con l’obbiettivo di individuare e studiare nuovi esopianeti giganti attraverso il metodo di imaging diretto, cioè catturando direttamente le immagini dei pianeti extra-solari e dei dischi di polvere intorno alle stelle. Si tratta di una tecnica difficile da realizzare perché la forte intensità della luce emessa dalle stelle tende a oscurare il debole segnale luminoso dei pianeti orbitanti. Sphere è uno strumento progettato per aggirare questo ostacolo e osservare la luce proveniente dalla superficie del pianeta. Con il programma osservativo Shine gli astronomi sono in grado di sfruttare l’alto contrasto e l’elevata risoluzione angolare di Sphere per scoprire e caratterizzare nuovi sistemi planetari e capire come si sono formati.

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