Un nuovo studio sul processo “tre-alfa”, guidato da ricercatori della Michigan State University, potrebbe rivoluzionare le conoscenze che stanno alla base dei processi di nucleosintesi che governano le supernove durante la loro drammatica esplosione. I risultati sono stati pubblicati su Nature Una delle citazioni più famose del noto scienziato e scrittore Carl Sagan era “The …
Categoria: Fisica stellare
Gen 09 2021
Nucleosintesi, la ricetta segreta delle supernove
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- Abbondanza del C12 98.6%, abbondanza sulla Terra di alcuni isotopi di rutenio e molibdeno, accelerare la reazione del processo tre-alfa mette un freno alla capacità della supernova di creare elementi più pesanti sulla tavola periodica, accelerazione delle reazioni 3-alfa con protoni in eccesso, Carl Sagan, Contaminazione mezzo interstellare con elementi pesanti, effetti accelerati causati dal processo tre-alfa, Enhanced triple-α reaction reduces proton-rich nucleosynthesis in supernovae, Facility for Rare Isotope Beams, Fondere insieme tre particelle-alfa di solito è un processo inefficiente, formazione di alcuni degli elementi pesanti presenti sulla Terra, FRIB, He4+He4+He4=C12+γ, Hendrik Schatz, Joint Institute for Nuclear Astrophysics – Center for the Evolution of the Elements, L’universo è dentro di noi. Siamo fatti della stessa materia delle stelle, Luke Roberts, MEDIA INAF, Michigan State University, modellare l’ambiente all’interno di una supernova, Nature, Nucleosintesi, Nucleosintesi nelle supernove, Nucleosintesi stellare, Processo tre-alfa, Produzione di isotopi di Ru e Mo, quantità insolitamente elevate di alcuni isotopi del rutenio e molibdeno, questo risultato contraddica le nozioni che sono alla base della creazione degli elementi chimici nell’universo, regioni più interne delle supernove possono essere ricche di protoni in eccesso, regioni più interne delle supernove possono forgiare atomi di carbonio almeno dieci volte più velocemente di quanto si pensasse in precedenza, Sam Austin, Supernove, team Spartan, the triple-α reaction
Gen 08 2021
La vita sotto Marte
- Archiviato sotto Altro..., Esobiologia, Esogeologia, Esplorazioni su Marte, Evoluzione planetaria, Fisica stellare, Marte, Planetologia, Protostelle, Vita su Marte
Uno studio condotto dalla Rutgers University ha concluso che su Marte, tra 3.7 e 4.1 miliardi di anni fa, il calore geotermico potrebbe aver garantito le condizioni necessarie per lo scioglimento del ghiaccio nel sottosuolo, rendendo la regione a qualche chilometro al di sotto della sua superficie, abitabile. Tutti i dettagli su Science Advances Uno …
- 4 miliardi di anni fa, Abitabilità del sottosuolo di Marte, acqua liquida potrebbe essere stata stabile solo a grandi profondità, acqua liquida su un Marte freddo e gelido, Anidride Carbonica, Artico canadese, atmosfera marziana primordiale, Attività idrotermale su Marte, calore geotermico elevato su Marte primordiale, calotta glaciale dell’Antartico occidentale, Cc By-Sa 3.0 igo, condizioni necessarie per lo scioglimento del ghiaccio nel sottosuolo, Dao Vallis, decadimento radioattivo, Era Noachiana, Esa/Dlr/Fu Berlin, fusione di spesse lastre di ghiaccio sotterranee, Gas serra, Groenlandia, il sottosuolo potrebbe rappresentare l’ambiente abitabile più longevo, laghi subglaciali, Lujendra Ojha, Marte, Marte caldo e umido, MEDIA INAF, Mercurio, paradosso del giovane Sole debole, perdita del campo magnetico di Marte, Potassio, reazioni acqua-roccia, Rutgers University, Rutgers University-New Brunswick, Science Advances, scioglimento del ghiaccio nel sottosuolo, scioglimento superficiale delle spesse lastre di ghiaccio alimentato dal calore geotermico, Sole più debole del 30% 4 miliardi di anni fa, Terra, torio, Tra 3.7 e 4.1 miliardi di anni fa, Uranio, Vapore acqueo, Venere, vita sotto Marte
Gen 02 2021
Così erano le stelle dalle quali discendiamo
- Archiviato sotto Asteroidi, Corpi minori del Sistema solare, Evoluzione planetaria, Evoluzione stellare, Fisica stellare, Giganti rosse, Nane gialle, Nebulose, NEO e meteoriti, Planetologia, Polvere interplanetaria, Polvere interstellare
Un team di astrofisici guidato da Sergio Cristallo dell’Inaf d’Abruzzo è riuscito – combinando tre tipi diversi di modelli teorici – a determinare la distribuzione in massa e il contenuto di metalli (la cosiddetta “metallicità”) delle stelle che hanno “inquinato” il materiale del Sistema solare al momento della sua formazione Le stelle sono reattori nucleari …
- A. Nanni, ablazione laser, Astronomy & Astrophysics, carburo di silicio extrasolare, Cattura di polvere interstellare da parte dei planetesimi, combinazione di 3 diversi modelli teorici di contaminazione del sistema solare primordiale, contaminazione del sistema solare primordiale, contaminazione della nube protosolare, D. Gobrecht, D. Vescovi, difficoltà nell’identificazione delle caratteristiche fisiche e chimiche delle stelle che hanno prodotto i grani, distribuzione delle grandezze dei grani di carburo di silicio, Distribuzione di massa di stelle presolari, elementi pesanti formatisi in stelle evolute prime della formazione del nostro Sole, Formazione della nube protosolare, formazione di granelli di polvere da molecole complesse, formazioni di molecole in strati più esterni delle gignti rosse, G. Cescutti, giganti rosse, grani presolari, grani presolari portano dunque con sé i tratti distintivi della nucleosintesi e dei fenomeni di mescolamento avvenuti nella stella “progenitrice”, grano di carburo di silicio di 6.2 miliardi di anni, Heck et al. Pnas, I. Minchev, isolamento grani di materiale extrasolare, L. Piersanti, Mass and metallicity distribution of parent AGB stars of presolar SiC, MEDIA INAF, Metallicità di stelle presolari, meteorite di Murchison, migrazione di grani di polvere nelle nubi protostellari, migrazione stellare, modello chemo-dinamico di evoluzione chimica della galassia, N. Liu, Nube protosolare, Nube protostellare, OATe, presenza di neutroni liberi, processi di cattura neutronica, processo r, Processo s, Ramo asintotico delle giganti, rimozione del materiale solare dal meteorite, S. Cristallo, Sergio Cristallo, SiC, Sintesi di elementi transferrici, Stelle AGB, stelle Agb con massa circa doppia rispetto alla massa del Sole e metallicità pari a quella solare, stelle che hanno inquinato il materiale del Sistema solare, stelle più ricche di metalli si spostino verso la periferia della Via Lattea, Stelle presolari, strati esterni di una gignte rossa, un modello di evoluzione stellare, un modello di formazione delle polveri, Viaggio degli atomi di alcuni elementi pesanti
Dic 18 2020
Il quasar che sopravvive al banchetto del buco nero
- Archiviato sotto Astrofisica extragalattica, Astrofisica galattica, Astronautica, Buchi neri supermassicci, Evoluzione galattica, Evoluzione stellare, Fisica stellare, Galassie attive, Quasars, SOFIA, Telescopi spaziali
Da un Boeing 747, Sofia della Nasa ha studiato un quasar freddo a 5.25 miliardi di anni luce di distanza, nel quale la nascita delle stelle sembra coesistere con il vorace banchetto del buco nero centrale. Si tratta della prima volta che i ricercatori esaminano in dettaglio un quasar freddo, misurando la crescita del buco …
- ’Università di Miami, 5.25 Gal, Alessandro Peca, Allison Kirkpatrick, Astrophysical Journal, breve finestra in cui coesistono sia il buco nero che la crescita delle stelle, buchi neri che divorano la galassia ospitante, Buco nero supermassiccio, C. Megan Urry, c’è un periodo relativamente breve in cui la nascita delle stelle nella galassia può coesistere con il banchetto del buco nero, Centro aerospaziale tedesco, concentrazione di gas freddo, Cq4479, Cq4479 fa nascere 100 stelle solari l'anno, Crescita del buco nero, DIR, Dying of the Light: An X-Ray Fading Cold Quasar at z ~ 0.40, Eilat Glikman, emissione della materia che cade nel buco nero centrale, Emissione di radiazione X rivela una forte attività di AGN, Evoluzione galattica, fase iniziale della morte di una galassia, fase peculiare di un quasar freddo, forte emissione stellare e una grande riserva di gas pronta a formare nuove stelle, Hawc+/SOFIA, High-resolution Airborne Wideband Camera-Plus, Hugo Messias, i quasar si formano quando un buco nero particolarmente attivo consuma enormi quantità di materiale dalla galassia circostante, Il feedback dell'AGN agisce sulla formzione stellare, il materiale in caduta nel buco nero si riscalda ed emette luce, Jason Brewster, Jonathan R. Trump, Kevin C. Cooke, Kevin Cooke, l’energia rilasciata riscaldi o espella il gas freddo necessario per creare stelle inibendone la nascita e dando un colpo letale alla crescita di una galassia, l’intensa energia del quasar non è riuscita a devastare tutto il gas freddo, l’universo oggi è dominato da galassie che non formano più stelle, la crescita dei buchi neri attivi non inibisce istantaneamente la nascita delle stelle, La sopravvivenza continuerà finchè il buco nero e la galassia triplicheranno in massa, MEDIA INAF, Michael Estrada, NASA, Nico Cappelluti, origine dei quasar, Quasar, Quasar che trattiene gas freddo, Quasar freddo, Quasar sopravvissuti al buco nero, rilevazione luce infrarossa irradiata dalla polvere riscaldata dal buco mero, Sofia, Stephanie LaMassa, stima quantità di formazione stellare negli ultimi 100 Ma, Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy, studio sulla nascita delle stelle in Cq4479 senza essere sopraffatto dall’intensa luminosità del quasar, T. K. Daisy Leung, tasso di natalità delle stelle, tasso di natalità delle stelle in un quasar freddo, teorie dell'evoluzione delle gslassie, Tonima Tasnim Ananna, Tracey Jane Turner, Università del Kansas
Dic 18 2020
No Lup, la stella che sbuffa al passaggio di comete
- Archiviato sotto ALMA, Dischi protoplanetari, Evoluzione planetaria, Evoluzione stellare, Fisica stellare, Nane rosse, Pianeti extrasolari, Planetologia, Polvere interplanetaria, Protostelle, Radioastronomia
Nella costellazione del Lupo, a oltre 400 anni luce di distanza, la stella di classe III No Lup – con una massa di circa 0.7 volte la massa del Sole – è stata vista sbuffare gas di monossido di carbonio ad alta velocità. Sebbene non sia ancora chiaro il meccanismo che espelle il gas così …
- 400 al, abitante in regioni di formazione stellare, ALMA, assenza di polveri calde, Atacama Large Millimetre/submillimetre Array, C. F. Manara, cintura di Kuiper, CO componente delle atmosfere dei pianeti giganti., CO contenuto in dischi protoplanetari, Costellazione del Lupo, dischi di detriti, Dischi protoplanetari, disco di “seconda generazione”, disco di polveri debole e di piccola massa, dispersione del disco protoplanetario in 100 Ka, evoluzione del processo di sublimazione sulla superficie della cometa, Fascia di Kuiper, fase di evoluzione del sistema planetario della quale siamo per la prima volta testimoni, G. M. Kennedy, G. Rosotti, gas e polveri primordiali, Grant Kennedy, i corpi di recente formazione incorrano in continue reciproche collisioni, il disco protoplanetario della stella si è recentemente disperso o è in fase di dispersione, il gas doveva muoversi più velocemente, il gas può anche essere prodotto durante collisioni tra asteroidi, J. B. Lovell, J. P. Williams, Joshua Lovell, L. Matrà, L. Testi, Lo stesso evento che ha vaporizzato le comete nel Sistema solare miliardi di anni fa, M. Ansdell, M. C. Wyatt, M. Kama, M. Tazzari, Mark Wyatt, MEDIA INAF, MNRAS, Monossido di carbonio, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: Letters, Nana rossa, No Lup, No Lup troppo evoluta per avere ancora CO nel disco, osservato per la prima volta a oltre 400 anni luce di distanza, Perdita di CO dovuta al passaggio di comete, pianeti comete e corpi minori in formazione, polveri o gas freddi e deboli, polveri o gas secondari, quali processi fisici plasmano i sistemi planetari poco dopo la loro nascita, Rapid CO gas dispersal from NO Lup’s class III circumstellar disc, S. Marino, Stella che sbuffa CO, stella di classe III, Stella di classe M, Stella giovane, studio sul sistema di No Lup, sublimazione sulla superficie delle comete, Ultima Thule, unica stella di III classe in cui è stato rilevato gas monossido di carbonio, università di Cambridge, università di Warwick
Dic 18 2020
Bagliori dal passato: storia di Ck Vul va riscritta
- Archiviato sotto Fisica stellare, Supernove Nove e Ipernove
Utilizzando lo strumento Gnirs di Gemini North, un team di astronomi ha scoperto che l’evento Ck Vulpeculae, osservato per la prima volta nel 1670 e classificato come una nova, di quanto si pensasse in precedenza. Ciò implica che l’esplosione fu molto più energetica di quanto stimato, collocandola in una classe di oggetti troppo luminosi per …
- 10 Kal, all’origine della sua luminosità potrebbe esserci un gas espulso a velocità molto più elevate, Anthelme Voituret, brillante quasi quanto la Stella polare, circa cinque volte più lontano di quanto si pensasse in precedenza, CK vul, Ck vul osservato per la prima volta nel 1670, CK Vulpeculae, Ck Vulpeculae si trova a circa diecimila anni luce di distanza, costellazione della Volpetta, Dipankar Banerjee, è circa cinque volte più distante, evento astronomico derivante dall’interazione fra una nana bianca e una gigante rossa, Evento più violento di una Nova, Fusione tra una nana bruna e una nana bianca, gas viaggia a 7M km/h, Gemini Near-Infrared Spectrograph, Gemini North, Gemini North a Maunakea HW USA, Gemini Observatory, giugno del 1670, Gnirs, Keele University UK, l’esplosione fu molto più energetica di quanto stimato, la causa – o le cause – delle esplosioni di questa classe intermedia di oggetti rimangono sconosciute, la nebulosa si sta espandendo molto più rapidamente di quanto suggerivano le osservazioni precedenti, MEDIA INAF, metà strada tra una nova e una supernova, misurazioni Gnirs ottenute ai bordi esterni della nebulosa, nel 2015 era stato suggerito che l’apparizione di Ck Vulpeculae nel 1670 fosse il risultato della collisione catastrofica di due stelle normali, Nova, Nye Evans, oggetti troppo luminosi per essere delle nove ma troppo deboli per essere delle supernove, Physical Research Laboratory Ahmedabad in India, primo esempio documentato di una nova, resti di eventi simili – nella Via Lattea o in altre galassie – che si siano verificati in passato, rilasciando circa venticinque volte più energia di quanto pecedentemente stimato., storia di Ck Vul va riscritta, Tom Geballe, tracce di Al-26 in Ck Vul: una delle 2 stelle era una supergigante rossa
Dic 16 2020
Lampi radio e magnetar, il legame si fa più forte
- Archiviato sotto Astronautica, Chandra, Fisica stellare, FRB Stellari, Magnetar, Parkes, Radioastronomia, Stelle di neutroni, Telescopi spaziali, XMM-Newton
Grazie all’analisi di una serie di dati d’archivio risalenti ai primi mesi del 2009 un team guidato e composto da ricercatori dell’Inaf, con colleghi dello Iuss di Pavia e del Gssi dell’Aquila, ha svelato lampi radio e nei raggi X quasi simultanei provenienti dalla magnetar 1E 1547.0–5408, rafforzando dunque l’associazione tra queste pulsar e i …
- 28 aprile 2020 scoperta FRB galattici, A. Possenti, A. Ridnaia, A. Tiengo, A.Y. Lien, Andrea Possenti, burst radio più brillanti delle magnetar siano intrinsecamente rari, campagna osservativa multibanda dal radio al gamma, Croce del Nord, D.D. Frederiks, due impulsi molto intensi nei dati Parkes di 1E 1547.0–5408, emissione pulsata nella banda radio, F. Bernardini, Fast Radio Burst, FRB, FRB generati da Magnetar, FRB stellari, FRB XRB e GRB simultanei emessi da una Magnetar, G.L. Israel, GianLuca Israel, GSSI, il burst più brillante di 1E 1547.0-5408 è più debole di qualche migliaio di volte di Sgr 1935+2154, il burst radio precede quello X di una manciata di millisecondi nel caso di Sgr 1935+2154, il burst radio segue quello X di 1 secondo in 1E 1547.0-5408, il primo impulso radio seguiva di appena 1 secondo un intenso lampo X osservato non solo da Xmm-Newton ma anche da Swift e da Konus-Wind, intenso outburst osservato a gennaio 2009 in 1E 1547.0–5408, Iuss di Pavia, ivelazione di burst radio da magnetar galattiche, L. Stella, M. Burgay, M. Pilia, magnetar, magnetar 1E 1547.0–5408, Marta Burgay, MEDIA INAF, N. Rea, OACa, OARm, P. Esposito, radiotelescopio di Parkes, Rcw 103, Resto di supernova, ricerca di nuovi Frb extragalattici, S. Dall’Osso, serie di lampi molto ravvicinati nel tempo nei raggi X e nella banda radio, Sgr 1935+2154, Solo osservando per molti anni i Frb noti sarà possibile provare o rigettare l’ipotesi circa la loro natura, Stella di neutroni, stelle di neutroni che emettono nel radio solo singoli impulsi separati tra loro da multipli di un tempo scala caratteristico (legato allo spin dell’oggetto), The Astrophysical Journal, The Astrophysical Journal Letters, tra gennaio e febbraio del 2009, transienti radio ruotanti, tutte le magnetar note sono potenzialmente sorgenti di Frb galattici, X-ray and Radio Bursts from the Magnetar 1E1547.0-5408, XRB
Dic 14 2020
Borexino: così brillano le stelle massive
- Archiviato sotto Altro..., Fisica delle particelle, Fisica nucleare e subnucleare, Fisica quantistica, Fisica Solare, Fisica stellare, Nucleosintesi Solare, Nucleosintesi stellare
Pubblicato oggi su Nature l’annuncio della prima rivelazione dei neutrini prodotti nel Sole dal ciclo CNO (carbonio-azoto-ossigeno). Lo studio è firmato dalla collaborazione scientifica Borexino, esperimento ai Laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare La collaborazione scientifica Borexino, esperimento ai Laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, pubblica oggi su …
- bassissimo livellodi fondo in Borexino, Borexino, Borexino Collaboration, Carl Friedrich von Weizsäcker, catena protone-protone, ciclo CNO, Ciclo CNO canale dominante nell’universo per la combustione dell’idrogeno, ciclo CNO preponderante nelle stelle massicce, ciclo CNO presente nel Sole allo 1%, conferma sperimentale diretta dei meccanismi stellari di generazione di energia non era ancora mai stata ottenuta, cuore di Borexino il luogo meno radioattivo del mondo, esistenza del ciclo CNO fu teorizzata per la prima volta nel 1938, esperimento Borexino, Experimental evidence of neutrinos produced in the CNO fusion cycle in the Sun, fusione H nelle stelle potesse anche essere catalizzata dai nuclei pesanti C N O, Gioacchino Ranucci, Hans Bethe, INFN-Ge, INFN-LNGS, INFN-Mi, INFN-Pg, Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Marco Pallavicini, MEDIA INAF, Nature, Nature astronomy, neutrini prodotti nel ciclo CNO, Neutrini solari, oscillazione dei neutrini, Osservazione neutrini solari, prima fondamentale conferma sperimentale di come brillino le stelle più pesanti del Sole, prima osservazione dei neutrini CNO, prima prova sperimentale dell’esistenza del ciclo CNO, prima rivelazione in assoluto dei neutrini prodotti nel Sole dal ciclo CNO, programma scientifico del Neutrino Solare, Stelle massicce, tecnologia a scintillazione liquida, Università di Genova, Università di Milano, Università di Princeton
Dic 11 2020
Dalla supernova al suo resto: lo studio di Palermo
- Archiviato sotto Evoluzione stellare, Fisica stellare, Supernove Nove e Ipernove
I risultati di simulazioni magneto-idrodinamiche tridimensionali recentemente sviluppate da un team di astrofisici guidato da Antonio Tutone dell’Università di Palermo, associato all’Istituto nazionale di astrofisica, hanno permesso di ricostruire i legami tra i resti di supernove e i loro eventi progenitori Le spettacolari esplosioni di supernova con cui le stelle di grande massa terminano la …
- 12 resti di supernova utili, 3D modeling from the onset of the SN to the full-fledged SNR: Role of an initial ejecta anisotropy on matter mixing, A&A, Antonio Tutone, Astronomy & Astrophysics, comprensione dei processi fisici coinvolti nelle esplosioni di supernova, connettere la morfologia dei resti di supernova con la geometria della supernova progenitrice, Donald C. Warren, elementi pesanti possono trovarsi nel resto di supernova all’esterno di elementi più leggeri, Emanuele Greco, Esplosione asimmetrica dipende fortemente dalla instabilità idrodinamiche dipende fortemente dalla instabilità idrodinamiche dipende fortemente dalla instabilità idrodinamiche, esplosione con anisotropie su larga scala, esplosione con simmetria sferica, Esplosione simmetrica mantiene la struttura a gosci della stella progenitrice, Esplosioni di supernova, Fabrizio Bocchino, forti anisotropie nell’esplosione lasciano una traccia visibile nel resto di supernova portando ad un’inversione nelle abbondanze chimiche dei frammenti stellari espulsi, Gilles Ferrand, Giovanni Peres, legami tra i resti di supernove e i loro eventi progenitori, Marco Miceli, Masaomi Ono, MEDIA INAF, nebulose in rapida espansione create dagli strati dell’atmosfera della stella progenitrice, Resti di supernova, resti di supernova galattici prodotti da esplosioni anisotrope, resti di supernova utili D<5mila al, resti di supernova utili T<5000 a, Resti di supernove, Sabina Ustamujic, Salvatore Orlando, Shigehiro Nagataki, Simulazione dei primi 5000 anni di evoluzione di un resto di supernova, Simulazione dell'esplosione di una supergigante rossa di 20 masse solari, simulazioni magneto-idrodinamiche tridimensionali, Simulazioni MHD 3D, Struttura interna di una stella morente a gusci concentrici, Supernove, Tutone et al, Università di Palermo
Dic 11 2020
La Blue Ring Nebula e il destino delle stelle binarie
- Archiviato sotto Evoluzione stellare, Fisica stellare, Galaxy Evolution Explorer, Nebulose, Stelle doppie, Telescopi spaziali
Nel 2004, nella nostra galassia è stato scoperto un oggetto raro chiamato Blue Ring Nebula: un anello di idrogeno gassoso con una stella al centro. Nei successivi 16 anni, l’oggetto è stato studiato nel dettaglio con diversi telescopi spaziali e terrestri, e ora si è finalmente capito che si tratta del residuo di due stelle …
- accrescimento probabilmente derivante da un disco di detriti circostante, anello di idrogeno gassoso con una stella al centro, blue Ring Nebula, Caltech, due spessi anelli al suo interno, Espulsione di materiale ad alta velocità dall stella compagna, Fusione stellare, Galaxy Evolution Explorer, Guðmundur Stefánsson, Habitable-zone Planet Finder, Keri Hoadley, la compagna che ha spiraleggiato verso l’interno era probabilmente una stella di piccola massa, McDonald Observatory, MEDIA INAF, NASA, Nasa / Jpl-Caltech / M. Seibert (Carnegie Institution for Science) / K. Hoadley (Caltech) / Galex Team, Nature, osservazioni spettroscopiche, Princeton University, Residuo di due stelle che si sono fuse, Residuo di fusione stellare, sistema stellare binario che si fonde, sistemi binari, spettrografo HIRES, Stelle binarie, Telescopio Hobby-Eberly, telescopio Keck da 10 metri, Università di Princeton, Via Lattea
Dic 11 2020
La magnetar della Volpetta continua a stupire
- Archiviato sotto Astrofisica extragalattica, Chime, Fisica stellare, FRB, FRB Stellari, Galassie attive, Magnetar, Radioastronomia, Stare2, Stelle di neutroni
Un team di scienziati guidato da Chalmers ha utilizzato quattro radiotelescopi europei per studiare la sorgente del lampo radio veloce osservato nell’aprile 2020 nella nostra galassia, riuscendo a confermare che i lampi radio veloci sono generati da magnetar, e possono avere una luminosità sorprendentemente diversa. Tutti i dettagli su Nature Astronomy Per oltre un decennio, …
- 25mila anni luce di distanza, 522 ore di osservazione, Anton Pannekoek Institute for Astronomy, Chalmers, Chalmers University of Technology, Chime, Consiglio svedese della ricerca, Danielle Futselaar / artsource.nl, Detection of two bright radio bursts from magnetar SGR 1935 + 2154, drammatico disturbo nella magnetosfera della stella, due brevi lampi ciascuno lungo un millisecondo ma distanziati di 1.4 secondi, Fast Radio Burst, forte evidenza che collega i lampi radio veloci con le magnetar, Franz Kirsten, FRB, FRB Aprile 2020, FRB Galattici, FRB generati da Magnetar, FRB stellari, J. van den Eijnden, J. W. T. Hessels, J. Yang, Jason Hessels, K. Nimmo, Kenzie Nimmo, lampi radio veloci, le magnetar nell’universo stanno creando fasci di onde radio che potrebbero continuamente incrociare il cosmo, M. Jenkins, M. P. Gawroński, M. P. Snelders, magnetar, Magnetar della Volpetta, magnetar sono i magneti più potenti conosciuti nell’universo, Magnus Falck/Chalmers University of Technology, Mark Snelders, Nature astronomy, Onsala Space Observatory, Osservatorio spaziale Onsala, pulsar, Radiotelescopi, Sgr 1935+2154, Stare2, Stelle di neutroni, Supernove, Telescopio Westerbork, Università di Amsterdam, Via Lattea, Volpetta
Dic 06 2020
Quelle stelle troppo antiche per il disco galattico
- Archiviato sotto Astrofisica galattica, Evoluzione galattica, Evoluzione stellare, Fisica stellare, GAIA, Operativi, Spacecraft, Stelle di popolazione II
Una ricerca condotta da un team internazionali di astronomi ha scoperto una popolazione molto antica di stelle in orbita nel disco della Via Lattea, una regione nella quale non si pensava potessero esistere, spingendo a ripensare alle attuali teorie di formazione ed evoluzione della nostra galassia. Il primo autore dello studio, pubblicato su Mnras, è …
- A D Mackey, A F Marino, A Frebel, A M Amarsi, A R Casey, alone galattico, Aumento del campione di stelle antiche nel disco galattico, Australian National University, B P Schmidt, bracci della spirale, Brian Schmidt, Bulge galattico, Consiglio europeo della ricerca, D Yong, Disco galattico, Exploring the Galaxy’s halo and very metal-weak thick disk with SkyMapper and Gaia DR2, formazione ed evoluzione delle galassie, G Cordoni, G S Da Costa, GAIA, Galassie a spirale, Galfor, Giacomo Cordoni, Il disco si sarebbe formato solamente in un’epoca successiva, ipotesi di formazione della Via Lattea, J E Norris, K Lind, le stelle con bassissimo contenuto di metalli sono molto antiche, M Asplund, M S Bessell, MEDIA INAF, Metalli sintetizzati nelle stelle di II generazione, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, nelle prime fasi si siano formati il bulge galattico e l’alone galattico, P Milone, popolazione di stelle molto antiche in una regione nella quale non si aspettavano di trovarne, Premio Nobel per la Fisica 2011, Revisione dei modelli di formazione ed evoluzione galattica, S J Murphy, S Monty, si aspettava che le stelle più antiche si trovassero nel bulge galattico o nell’alone galattico ma non nel disco, SkyMapper, SkyMapper survey for Extremely Metal-Poor stars, Smss j232121.57-160505.4, Stella di popolazione II nel disco galattico, Stelle antiche allineate al disco galattico con orbite circolari, Stelle antiche nel disco galattico, Stelle antiche sul piano galattico, Stelle di popolazione I solitamente sul piano galattico, Stelle di popolazione II, Stelle di popolazione II con orbite simili a quelle del Sole, Stelle di popolazione II derivate dalle stelle primordiali (di popolazione III), Stelle di popolazione II solitamente nel bulge e alone galattico, stelle orbitanti intorno al centro galattico, Stelle povere di metalli, T Nordlander, T Xylakis-Dornbusch, Trovate stelle di popolazione II orbitanti intorno al centro galattico, Università di Padova, Via Lattea, X D Gao
















